Spotify vs. Apple: la Commissione Europea contesta l’abuso di posizione dominante.
Il 16 giugno 2020 la Commissione Europea ha avviato un’indagine finalizzata a far luce sulle condizioni applicate da Apple, attraverso il proprio App Store.
Mentre nel Nuovo Continente si sta già celebrando il processo instaurato dinanzi alla Corte federale dell’Oakland (a seguito delle accuse mosse da Epic Games Inc. nel caso 4:20-cv-05640-YGR), nel Vecchio è stato diramato il testo del provvedimento con il quale si comunica l’apertura delle indagini a carico del colosso statunitense.
L’attività della Commissione europea – stimolata dalla segnalazione effettuata da Spotify e da uno sviluppatore di e-book – si è protratta per poco meno di un anno.
Attraverso la nota del 16 giugno 2020, l’Ufficio annuncia di aver avuto notizia della presunta violazione degli articoli 101 e/o 102 TFUE, nonché degli articoli 53 e/o 54 dell’Accordo sullo Spazio Economico Europeo (EEA) e di aver rubricato il caso al n.AT.40437. Sul piano sostanziale, la Commissione ha eccepito ad Apple due condotte: gli accordi tra imprese (ex artt. 101 TFUE e 53 EEA) e l’abuso di posizione dominante (ex artt. 102 TFUE e 54 EEA).
Il 30 aprile 2021 è stato diramato un nuovo provvedimento (il secondo) sul caso n.AT.40437.
Nello stesso giorno, il Commissario europeo per l’agenda digitale, Margrethe Vestager, ha affidato ad un ‘cinguettio’ la notizia: la Commissione ritiene che Apple abbia violato la legge sulla concorrenza; che la Società imponga commissioni alte ai concorrenti-sviluppatori tramite il proprio App Store ed impedisca loro di informare i consumatori circa l’esistenza di forme alternative di sottoscrizione; infine, l’Ufficio crede che Apple Music sia in concorrenza con altri servizi di streaming musicali.
Queste sono le argomentazioni dalle quali Apple dovrà partire, affinché possa offrire all’Ufficio procedente le proprie osservazioni.
Lo “Statement of Objections” del 30 aprile 2021 rimodula l’ambito di indagine e sposta l’attenzione sul solo art. 102 TFUE, eclissando la fattispecie di accordo tra imprese. Non a caso, nel testo della contestazione, l’Ufficio sostiene che: <<The Commission preliminary finds that Apple has a dominant position in the market for the distribution of music streaming apps through its App Store. […] Apple’s devices and software form a “closed ecosystem” in which Apple controls every aspect of the user experience for iPhones and iPads>>.
Seppur la posizione della Commissione appaia netta e arroccata sulle risultanze istruttorie, sarebbe approssimativo esprimere un giudizio solo sulla base delle summenzionate rilevazioni, quindi, potrebbe essere utile contemperare gli interessi coinvolti.
Gli interessi di chi?
Degli utenti; di Apple; degli sviluppatori; dell’Autorità.
L’altra faccia della medaglia
Negli ultimi anni la ‘Mela’ ha sempre negato la chiusura del proprio ecosistema, sostenendo (anche nel caso contro Epic Games Inc.) che gli utenti/consumatori scelgano liberamente i suoi prodotti. Secondo Apple, quindi, non esisterebbe alcun ostacolo alla libera scelta dell’utente (e degli sviluppatori) tanto in “entrata”, quanto in “uscita”.
Allora, la lotta a Tim Cook ed ai suoi è una crociata finalizzata ad ottenere una regolamentazione più favorevole agli utenti (i quali potrebbero trarre un giovamento in termini di informazione circa le condizioni di acquisto e vendita dei contenuti); oppure, l’unico intento della “Coalition for App Fairness” è quello di ottenere una riduzione delle commissioni per via giudiziale al fine di incrementare i profitti?
Conclusioni:
Il calendario di celebrazione del processo statunitense (il cui contraddittorio avrà durata di quattro settimane) è già stato pubblicato, mentre non è possibile conoscere le tempistiche precise del procedimento dinanzi all’antitrust europea: data la complessità della vicenda e l’enorme clamore mediatico registrato, nuove informazioni potrebbero giungere in autunno.
Parallelamente alle attività svolte dai “tecnici”, si va acuendo la necessità di sensibilizzare i cittadini sul tema delle nuove tecnologie; gli interventi delle Autorità, l’auto-regolamentazione degli Operatori, persino le norme che regolano l’ecosistema innovativo, non sono di per loro sufficienti senza una responsabilizzazione degli utenti.
In conclusione: il confronto su questi temi rappresenta un’occasione imperdibile di crescita per tutti i soggetti coinvolti, lavorando simbioticamente verso il raggiungimento di nuove frontiere del benessere diffuso.
Antonio Allocca