5G: perché il Brasile ha scelto di (non) seguire l’esempio italiano.
Background e timeline.
Il 18 agosto 2021 la Corte Federale dei Conti brasiliana (TUC) ha avviato i lavori di valutazione sul testo integrale del bando di gara per l’aggiudicazione di banda 5G, entrando nel merito previsioni individuate dall’Agência Nacional de Telecomunicações (ANATEL).
L’obiettivo perseguito (e dichiarato) dall’Agenzia è quello di garantire l’accesso alla connessione ultraveloce ai comuni con più di 600 abitanti di tutti i 27 Stati federati del Brasile.
Il 25 agosto la TUC ha terminato le proprie valutazioni, approvando il testo del bando con il quale l’ANATEL fissa termini e modalità di accesso alla gara.
In particolare, il testo blinda la data del 4 novembre per l’asta, fissando al 27 ottobre il termine ultimo per l’invio delle offerte ed al 31 luglio 2022 la data entro la quale dovrà esser stata installata la rete 5G nelle 27 capitali degli altrettanti Stati federati.
L’Agenzia ha ricevuto offerte da 15 aziende interessate, giacché lo Stato offrirà pacchetti di banda da 700 MHz, 2.3 GHz, 3.5 GHz and 26 GHz. Si attendono scenari interessanti sulla banda da 3.5 GHz (quella destinata alla platea più ampia: i cittadini), infatti anche Tim Participações S.A. (società controllata da Telecom Italia Finance S.A. e TIM Brasil Serviços e Participações S.A.) è stata ammessa a partecipare alla gara.
Le scelte di ANATEL e quelle del MISE.
In Italia, il bando 5G MISE predispone, per la banda 3600-3800 MHz, 4 blocchi: due da 80 MHz (aggiudicati da TIM e Vodafone per un totale di 1,694 e 1,685 miliardi) e due da 20MHz, oltre ai lotti da 700MHz e 26GZh. Al di là delle cifre offerte per i singoli lotti, sono stati rilasciati i diritti d’uso delle bande, ma tali somme non copriranno anche gli interventi infrastrutturali che gli operatori dovranno assumere, una volta aggiudicatisi i lotti. In altre parole, lo Stato riterrà le somme incassate, rimandando le misure e gli interventi indispensabili per l’effettiva capillarizzazione della rete 5G sul territorio.
Quali sono gli effetti di una tale scelta?
Ebbene, anzitutto c’è da valutare l’eventuale presenza di budget in pancia ai singoli aggiudicatari; a tal riguardo, alcuni dati interessanti possono essere estrapolati da due documenti: il report “Verso la Gigabit Society” pubblicato dal MIDT (Ministero per Innovazione Tecnologica e la Transazione Digitale) del 25 maggio 2021 ed il documento del 27 maggio 2021 della Camera dei Deputati su “Le infrastrutture di comunicazione mobile e la banda ultralarga” indicano con evidente attesa le misure economiche di supporto all’implementazione della rete 5G disposte dell’UE, lasciando trasparire – d’altra parte – una scarsità di risorse economiche atte alla realizzazione delle infrastrutture di supporto alla stessa.
Del resto, nonostante il fatto che il 27% delle risorse economiche previste dal PNRR saranno destinate al capitolo “Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo” (con ben 23,89 miliardi di euro PNRR, 800 milioni dal programma REACT-EU e 5,88 miliardi dal Fondo complementare europeo), tali risorse potrebbero non essere sufficienti a soddisfare interamente i progetti. A conferma di tale preoccupazione, sono dedicati all’Investimento n. 3 “Reti ultraveloci (banda ultra-larga e 5G)”: 6,71 miliardi di euro di copertura tramite PNRR e 2,4 miliardi di finanziamenti privati per un totale di 9,1 miliardi di euro.
Al contrario, ANATEL, nel predisporre il bando di gara ha previsto che le somme investite dagli Operatori per ottenere i diritti d’uso delle bande dovranno essere riversati al 95% nella realizzazione delle infrastrutture. In buona sostanza, il Brasile non riterrà nelle proprie casse le somme offerte dagli aggiudicatari, ma vigilerà sull’effettivo investimento di quelle somme.
Conclusioni.
La scelta – che non è passata inosservata – è interessante e meriterebbe una riflessione: l’attività di ricerca che ha preceduto la redazione del bando di gara brasiliano mediante lo studio dei modelli nazionali già adottati in altri Stati ha evidenziato la difficoltà – incontrata dagli Operatori – di far fronte all’installazione delle infrastrutture legate alla 5G, dopo aver speso svariati miliardi per aggiudicarsi le bande.
Al fine di ovviare a questo scontato (non per tutti, evidentemente) problema, il Brasile ha agito in maniera diametralmente opposta rispetto all’Italia. Non a caso, come anticipato, le somme investite dagli Operatori per ottenere i diritti d’uso delle bande saranno investiti quasi interamente nella realizzazione delle infrastrutture.
Antonio Allocca.