Newsletter dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione – 5 maggio 2019
Spotify testa le pubblicità interattive che parlano all’utente
Spotify è in procinto di sperimentare negli Stati Uniti nuovi annunci interattivi in grado di comunicare vocalmente con l’utente, spingendolo a sua volta a scoprire di più sui contenuti promossi tramite comandi verbali. Come spiega TechCrunch, la compagnia svedese debutterebbe in questo ambito cercando di sponsorizzare alcuni prodotti di casa, come playlist e podcast, prima di valutare se estendere l’utilizzo degli annunci pubblicitari che prevedono l’interazione con gli utenti.
“Riteniamo che la voce – in realtà su tutte le piattaforme – costituisca un’area critica di crescita, in particolare per la musica e i contenuti audio”, hanno detto agli investitori il co-fondatore di Spotify e CEO Daniel Ek. “E stiamo investendo in questo, e stiamo testando modi per esplorare e perfezionare la nostra offerta in questa arena”, ha osservato ancora.
Spotify è convinto che gli annunci vocali consentiranno dunque di capitalizzare il crescente interesse dei consumatori nell’utilizzo di comandi vocali e assistenti intelligenti, aree in cui tutte le principali società tecnologiche stanno investendo con i loro assistenti su dispositivo e altoparlanti intelligenti per la casa. Inoltre, la società crede che gli annunci vocali possano aiutare gli operatori di marketing a raggiungere il proprio pubblico in un momento in cui le persone sono più consapevoli e tentano di “disintossicarsi sullo schermo”.
Spotify non è l’unico servizio di streaming musicale per testare annunci vocali. Il mese scorso, Pandora ha confermato che avrebbe anche iniziato a testare annunci vocali interattivi più tardi nel 2019. Nel suo caso, gli annunci vocali chiederanno agli ascoltatori se vorrebbero saperne di più su un prodotto o servizio e lasceranno il tempo di rispondere “sì ” o no.”
L’UE si appresta ad aggiornare la normativa sulla protezione dei consumatori e transazioni online.
L’UE modernizza e rafforza la normativa sulla protezione dei consumatori. Gli ambasciatori degli Stati membri riuniti in sede di Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio hanno approvato oggi un accordo intervenuto tra la presidenza rumena e il Parlamento europeo su un progetto di direttiva che modifica quattro direttive esistenti dell’UE a tutela degli interessi dei consumatori.
La direttiva copre un’ampia gamma di argomenti: modifica la direttiva sulle pratiche commerciali sleali (2005/29/CE), la direttiva sui diritti dei consumatori (2011/83/UE), la direttiva sulle clausole abusive nei contratti (93/13/CEE) e la direttiva sull’indicazione dei prezzi (98/6/CE). Insieme con una proposta relativa alle azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori, la direttiva rientra nel quadro del “new deal per i consumatori” avviato dalla Commissione nel 2017.
Il testo concordato dispone:
maggiore armonizzazione e semplificazione di alcuni dei criteri da utilizzare per stabilire il livello delle sanzioni per le violazioni del diritto UE in materia di protezione dei consumatori;
il diritto a rimedi individuali per i consumatori quando vengono danneggiati da pratiche commerciali scorrette, come un marketing aggressivo, e a condizione che i rimedi siano proporzionati ed effettivi e non incidano sull’applicazione di altri rimedi a disposizione dei consumatori ai sensi del diritto dell’Unione o del diritto nazionale;
maggiore trasparenza nelle transazioni online, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo di recensioni online, la fissazione personalizzata dei prezzi sulla base di algoritmi o una migliore classificazione dei prodotti dovuta ai “posizionamenti a pagamento”;
l’obbligo per i mercati online di comunicare ai consumatori se il professionista responsabile nel quadro di una transazione è il venditore e/o lo stesso mercato online
la tutela dei consumatori rispetto ai servizi digitali “gratuiti”, vale a dire i servizi digitali per i quali i consumatori non pagano denaro ma forniscono dati personali, come l’archiviazione su cloud, i media sociali e gli account di posta elettronica;
informazioni chiare ai consumatori in caso di riduzione dei prezzi;
l’eliminazione di oneri sproporzionati, ad esempio l’obbligo di utilizzare mezzi di comunicazione obsoleti, che la legislazione vigente impone alle imprese;
chiarimenti riguardo alla libertà degli Stati membri di adottare provvedimenti per proteggere gli interessi legittimi dei consumatori rispetto a pratiche particolarmente aggressive o ingannevoli di commercializzazione o vendita nel quadro di vendite negoziate fuori dai locali commerciali;
chiarimenti riguardo al modo in cui gli Stati membri dovrebbero trattare la commercializzazione ingannevole di prodotti “a duplice qualità”.
Approccio comune a livello UE alla sicurezza delle reti 5G
La Commissione europea ha raccomandato una serie di iniziative e misure operative per assicurare un livello elevato di cibersicurezza delle reti 5G in tutta l’UE.
Le reti di quinta generazione (5G) costituiranno la futura colonna portante delle nostre società e delle nostre economie, collegando miliardi di oggetti e sistemi, anche in ambiti critici come l’energia, i trasporti, le banche e la salute, nonché i sistemi di controllo industriali che trasportano informazioni sensibili e fanno da supporto ai sistemi di sicurezza. I processi democratici, come le elezioni, fanno sempre più affidamento sulle infrastrutture digitali e sulle reti 5G, il che evidenzia la necessità di affrontare le vulnerabilità e rende le raccomandazioni della Commissione quanto più pertinenti in previsione delle elezioni del Parlamento europeo di maggio.
In risposta al sostegno espresso dai capi di Stato e di governo in occasione del Consiglio europeo del 22 marzo a favore di un approccio concertato alla sicurezza delle reti 5G, la Commissione europea raccomanda oggi una serie di azioni concrete per valutare i rischi per la cibersicurezza delle reti 5G e per rafforzare le misure preventive. Le raccomandazioni consistono in una combinazione di strumenti legislativi e di azioni pensati per proteggere le nostre economie, le nostre società e i nostri sistemi democratici. Con profitti a livello mondiale stimati a 225 miliardi di euro nel 2025, il 5G è una risorsa fondamentale per l’Europa per competere nel mercato globale e la sua cibersicurezza è essenziale per garantire l’autonomia strategica dell’Unione.
Le vulnerabilità delle reti 5G o gli attacchi informatici alle future reti di uno Stato membro colpirebbero l’Unione nel suo complesso. Per questo motivo le misure concordate adottate a livello sia nazionale sia europeo devono garantire un elevato livello di cibersicurezza.
La raccomandazione Ue prevede una serie di misure operative:
A livello nazionale
Entro fine giugno 2019 ogni Stato membro dovrebbe completare la valutazione nazionale dei rischi delle infrastrutture di rete 5G. Su tale base gli Stati membri dovrebbero aggiornare i requisiti di sicurezza vigenti a carico dei fornitori di rete e includere condizioni per garantire la sicurezza delle reti pubbliche, in particolare per quanto riguarda la concessione dei diritti di uso delle frequenze radio nelle bande 5G. Tali misure dovrebbero comprendere il rafforzamento degli obblighi a carico dei fornitori e degli operatori di garantire la sicurezza delle reti. Le valutazioni nazionali dei rischi e le misure dovrebbero tener conto di diversi fattori di rischio, quali i rischi tecnici e i rischi connessi al comportamento dei fornitori o degli operatori, compresi quelli dei paesi terzi. Le valutazioni nazionali dei rischi costituiranno un elemento centrale per la realizzazione di una valutazione coordinata dei rischi a livello UE.
Gli Stati membri dell’UE hanno il diritto di escludere dai loro mercati, per motivi di sicurezza nazionale, le imprese che non rispettano le norme e il quadro giuridico del paese.
A livello UE
Gli Stati membri dovrebbero scambiare informazioni tra di loro e, con il sostegno della Commissione e dell’Agenzia europea per la cibersicurezza (ENISA), completeranno la valutazione dei rischi coordinata entro il 1° ottobre 2019. Su tale base gli Stati membri concorderanno un insieme di misure di attenuazione utilizzabili a livello nazionale, che possono comprendere obblighi di certificazione, test, controlli, nonché l’identificazione dei prodotti o dei fornitori ritenuti potenzialmente non sicuri. Questo lavoro sarà svolto dal gruppo di cooperazione delle autorità competenti, istituito nel quadro della direttiva sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi (direttiva NIS), con l’ausilio della Commissione e dell’ENISA. Il lavoro coordinato dovrebbe essere di sostegno alle azioni degli Stati membri a livello nazionale e fornire orientamenti alla Commissione per eventuali ulteriori iniziative a livello UE. Inoltre, gli Stati membri dovrebbero elaborare requisiti di sicurezza specifici che potrebbero essere applicati nel contesto degli appalti pubblici relativi alle reti 5G, tra cui requisiti obbligatori per l’attuazione di sistemi di certificazione della cibersicurezza.
La raccomandazione si avvarrà dell’ampia gamma di strumenti già esistenti o già concordati per rafforzare la cooperazione contro gli attacchi informatici e consentire all’UE di agire collettivamente per proteggere la sua economia e la sua società, tra cui la prima normativa a livello UE sulla cibersicurezza (direttiva sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi), il regolamento sulla cibersicurezza, approvato di recente dal Parlamento europeo, e le nuove norme in materia di telecomunicazioni. La raccomandazione sarà d’ausilio agli Stati membri nell’attuazione uniforme di questi nuovi strumenti per quanto riguarda la sicurezza del 5G.
Nel settore della cibersicurezza il futuro quadro europeo di certificazione della cibersicurezza per i prodotti, i processi e i servizi digitali, previsto dal regolamento sulla cibersicurezza, dovrebbe fornire uno strumento di sostegno essenziale per promuovere livelli uniformi di sicurezza. In fase di attuazione gli Stati membri dovrebbero inoltre impegnarsi immediatamente e attivamente con tutti gli altri portatori di interessi nello sviluppo di sistemi di certificazione dedicati a livello UE per il 5G. Una volta resi disponibili tali sistemi, gli Stati membri dovrebbero rendere obbligatoria la certificazione in questo settore attraverso regolamentazioni tecniche nazionali.
Nel settore delle telecomunicazioni gli Stati membri devono garantire l’integrità e la sicurezza delle reti pubbliche di comunicazione, imponendo obblighi volti ad assicurare che gli operatori adottino misure tecniche e organizzative per gestire adeguatamente i rischi per la sicurezza delle reti e dei servizi.