La chiusura del diritto d’autore alla tauromachia
Tra i compositi tentativi di apertura di nuove brecce nella prateria del diritto d’autore si è di recente aggiunta anche la performance del matador durante la corrida, il notorio combattimento “artistico” spagnolo tra l’uomo ed il toro finalizzato a dominarlo e poi ad abbatterlo.
La questione è giunta all’esame della Corte Suprema spagnola (Tribunal Supremo), la quale, con sentenza n. 82 del 16 febbraio 20211, ha negato l’allargamento della protezione autoriale in favore del suddetto spettacolo. In particolare, un matador aveva proposto reclamo avverso il provvedimento dell’ufficio territoriale di proprietà intellettuale che respingeva la registrazione della sua esibizione intitolata «Faena with two ears and a request for the tail of the bull “Curioso” No. 94, weighting 539 kgs, born on February 2010, bull-breeding farm Garcigrande Feria de San Juan of Badajoz, day 22 June 2014». Il movimento aspirante allo ius excludendi alios consisteva specificamente nella «natural left hand pass changing hands on the back and gives a pass on the right. The bull comes out loose and the bullfighter goes towards him giving a pass over the top with his right hand»2.
I giudici di primo3 e secondo grado4 si sono coralmente orientati verso la conferma della decisione di rigetto, richiamando specialmente l’acquis giurisprudenziale europeo formatosi nel caso Football Association Premier League5 ove si è escluso che le partite di calcio potessero essere tutelate dal diritto d’autore dal momento che le regole del gioco precluderebbero ai giocatori uno spazio di arbitrarietà espressiva sufficientemente ampio di dar vita ad un lavoro idoneo a costituire la cd. «creazione intellettuale propria dell’autore»6.
La giurisprudenza europea ha avuto più volte l’occasione di precisare che tale requisito debba ritenersi soddisfatto allorquando l’autore abbia compiuto delle scelte libere e creative7. In questa prospettiva, sebbene alcune delle scelte del torero potrebbero verosimilmente reputarsi creative (alla stregua delle coreografie, espressamente richiamate da parte attrice), esse non possono del pari considerarsi libere in considerazione di due fattori limitanti in modo incisivo:
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i movimenti del toro;
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il regolamento della corrida che dettaglia, inter alia, i passi ammessi e vietati (cd. Reglamento de Espectáculos Taurinos).
Può dunque evincersi che la marge de manoeuvre a disposizione del matador risulti giocoforza compromessa in una misura tale da non poter dar luogo ad un’opera dell’ingegno.
La sentenza di secondo grado si apprezza ulteriormente per aver rimarcato anche le ricadute significative che potrebbero prodursi sul piano pratico. In proposito, la Corte propone un efficace ragionamento ad absurdum nel quale dà evidenza dello scenario pernicioso che seguirebbe al riconoscimento del diritto d’autore sull’esibizione del matador: i futuri toreri si troverebbero costretti a dover evitare, oltre alle corna del toro, i movimenti asseritamente originali divenuti oggetto del diritto di esclusiva. Ciò si tradurrebbe in un consistente aggravio dei compiti del matador dispiegante un effetto dissuadente sull’intrapresa di siffatto lavoro sino al punto di «put an end to bullfighting».
La Corte Suprema spagnola ha aggiunto un ulteriore tassello – anch’esso – di matrice europea che deporrebbe verso l’esclusione della performance in oggetto dalla tutela autoriale. Essa ha invocato la giurisprudenza Levola Hengelo, in cui si è stabilito che una creazione intellettuale può essere protetta dal diritto d’autore soltanto se identificabile con sufficiente precisione ed obiettività8. Ad avviso della Suprema Corte, i sentimenti che il matador esprime durante i movimenti eseguiti in occasione di questo contesto drammatico non lascerebbe spazio all’identificazione oggettiva dell’opera protetta dal diritto d’autore. Tale argomento non appare particolarmente persuasivo come quelli già richiamati dalle Corti di merito posto che tutte le opere dell’ingegno costituiscono, in misura più o meno intensa, il risultato delle scelte emotive del loro autore. Sembra quindi più ragionevole ritenere che il matador non possa accedere alla tutela autoriale a causa dei vincoli di duplice natura richiamati supra che limitano la sua libertà espressiva.
Infine, al di là dal giudizio etico che si voglia attribuire allo spettacolo tauromachico, la circostanza che esso sia anche una componente culturale talmente radicata nel territorio spagnolo al punto da essere ritenuta meritevole di una codificazione normativa9 rappresenta un ulteriore elemento ostativo alla legittimazione di forme di appropriazione privata. Invero, il patrimonio storico culturale di uno Stato non può che appartenere alla sua collettività e deve pertanto essere difeso da ogni eventuale invasione protezionistica idonea a minacciarne la conservazione.
Vincenzo Iaia
1 Si rinvia alla traduzione inglese del testo della sentenza elaborata da C.I. Canero Lois, Copyright Protection for a Bullfight, in GRUR International, , vol. 70, X, 2021, pp. 1006-1013, con nota di C.S. Garcìa.
2 Ivi, p. 1011.
3 Corte Commerciale di Badajoz, sez. I, sentenza del 10 aprile 2017.
4 Corte Provinciale di Badajoz, sez. II, sentenza del 22 gennaio 2018.
5 CJEU, sentenza del 4 ottobre 2011, Football Association Premier League, EU:C:2011:631.
6 Ivi, parr. 96-97.
7 CGUE, sentenza del 1 dicembre 2011, Causa C-145/10, Painer, EU:C:2011:798, parr. 88, 89, 94; CGUE, sentenza del 7 agosto 2018, Causa C-161/17, Renckhoff, EU:C:2018:634, par. 14.
8 CGUE, sentenza del 13 novembre 2018, causa C-310/17, Levola Hengelo, EU:C:2018:899, par. 41.
9 Legge Spagnola n. 18 del 12 novembre 2013, la quale annovera la corrida nel patrimonio culturale spagnolo.