Metaverso: tra bright e not-so-bright side del mondo virtuale.
Da “Snow crash” al secondo episodio della famosissima serie tv prodotta da Netflix “Black Mirror”, passando per “Ready Player One”: il Metaverso è un οὐτόπος (utòpos “non luogo”) che può divenire luogo.
Un luogo, sì, ma virtuale.
Lungi dal voler offrire una panoramica completa sui lati positivi e/o negativi del Metaverso, il vero obiettivo di questo contributo è comparare alcuni punti di forza ed alcune debolezze dell’attuale Metaverso.
Per molti, questo, potrebbe essere il primissimo approccio al mondo della realtà virtuale; al contrario, per il pubblico più smaliziato è solo la naturale evoluzione delle tecnologie che già sono universalmente conosciute.
Insomma: (a mero titolo speculativo) è irrilevante chi sia il leone e chi la gazzella, perché entrambi potrebbero svegliarsi in un’Africa virtuale.
The Bright side
Il “Seoul Vision 2030” è uno dei primissimi progetti metropolitani che proietta il rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione verso un nuovo capitolo: gli uffici della città saranno virtualizzati e riprodotti (con i relativi impiegati) in una piattaforma accessibile ai cittadini. Questa visione – progettata dopo oltre cento incontri tra esperti, ingegneri, l’Amministrazione ed i cittadini – avrebbe il vantaggio di rendere più accessibili i servizi forniti, sia in termini di immediatezza dell’erogazione che in termini di mera logistica.
Si pensi, ad esempio, ai cittadini con mobilità ridotta ed ai cittadini lontani dagli uffici, ma non solo: il sindaco di Seoul punta a creare meccanismi di agevolazione per i meno abbienti ed alcuni meccanismi di supporto per l’evasione di pratiche ed istanze.
La stessa Microsoft sta implementando un sistema che permetta la realizzazione di riunioni in spazi virtuali, ove i partecipanti possano presenziare per il tramite di avatar e di riproduzioni virtuali di loro stessi.
Ancora, Facebook ha avviato la progettazione e la sperimentazione di accessori che diano feedback sensoriali all’esperienza virtuale. I guanti di Meta Reality Labs (già Facebook Reality Labs), ad esempio, potrebbero rappresentare un’innovazione dirompente in ambito bio-tech, così come la recentissima domanda di brevetto presentata da Apple per gli Electronic Device With A Tunable Lens, occhiali in grado di correggere le impostazioni dello schermo dei device Apple in base alla patologia visiva dell’utente.
In definitiva: il Metaverso può essere il trampolino di lancio per lo sviluppo e l’implementazione di dispositivi e tecnologie che abbattano le barriere architettoniche reali (le più disparate) mediante soluzioni virtuali.
The not-so-bright side.
Jerome Pesenti, VP of Artificial Intelligence, con una nota del 2 novembre 2021 ha annunciato l’interruzione del riconoscimento facciale sulla piattaforma Facebook “come parte di una mossa a livello aziendale per limitare l’uso del riconoscimento facciale nei nostri prodotti”.
La nota, poi, continua con un’importante apertura al futuro “Riteniamo che il riconoscimento facciale possa aiutare per prodotti come questi con privacy, trasparenza e controllo in atto, quindi sei tu a decidere se e come viene utilizzato il tuo viso. Continueremo a lavorare su queste tecnologie e a coinvolgere esperti esterni”.
A conferma di tale affermazione, ad oggi Meta non ha affatto abbandonato l’applicazione e l’implementazione di questo sistema. Del resto, Pesenti fa riferimento alle preoccupazioni diffuse in relazione al ruolo del riconoscimento facciale nella società, al netto del fatto che le Autorità preposte sono ancora al lavoro per una più completa regolamentazione di questa funzionalità.
È proprio qui, tra gli antri della de-regolamentazione, che si annidano i pericoli del riconoscimento facciale (ma anche di quello vocale, volendo): le AI che rilevano le caratteristiche del volto, lo fotografano, ne conservano le informazioni, non sono immuni alla perdita di dati ed alle violazioni dei protocolli di sicurezza.
Conclusioni?
È corretto qualificare il riconoscimento facciale (al pari dei riconoscimenti biometrici tutti) come una chiave d’accesso al metaverso? Oppure i rilievi biometrici andrebbero qualificati quali serrature troppo fragili poste a garanzia dell’user (reale), rispetto al mondo degli avatar (virtuale)?
Ancora: quali responsabilità andrebbero poste a carico del gestore della piattaforma e quale dovrebbe essere il suo ruolo a tutela della comunità?
Infine: come gestire la competenza delle Autorità nel Metaverso?
Volendo trarre insegnamento dal passato, l’unica strada è la regolamentazione.
Regolamentare, però, non significa solo ed esclusivamente decidere le scelte del future con timore delle nuove tecnologie, bensì equilibrare gli interessi eguali e distinguere gli interessi eterogenei.
Regolamentare significa dare valore a tutte le sfumature del bright side, pur consapevoli che esiste anche un not-so-bright side con il quale fare i conti e dal quale non si dovrebbe scappare, ma imparare a conoscerne i meandri per meglio arginarne le criticità ed i pericoli.
Antonio Allocca