Corea del Nord: il “peso” di una vita misurato in byte.
Legge per l’eliminazione del pensiero e della cultura reazionaria.
È questo il titolo del testo normativo che vieta (tra le altre cose) l’importazione, la commercializzazione e la diffusione del “pensiero reazionario”; ma cosa persegue Pyongyang?
Alle autorità di polizia è fatto obbligo di perseguire l’utilizzazione e la diffusione di materiali acconciature, stili di abbigliamento e qualsiasi altro veicolo di diffusione di comportamenti antisocialisti. È fatto anche divieto assoluto di fruire della visione di contenuti di intrattenimento non nordcoreani ed in particolare di quelli di Stati “ostili” quali gli Stati Uniti ed il Giappone oltre che, è scontato, la Corea del Sud.
Neppure la Bibbia è esclusa dall’elenco dei materiali falcidiati dalla legge, ciò a macroscopica conferma della rinnovata chiusura alle altre religioni.
Il sacro, sì, ma non solo. Anche il profano è perseguito con la medesima aggressività: le serie tv ed i reality più seguiti degli ultimi anni sarebbero sud-coreani, pertanto saranno tutti esclusi dai palinsesti e ne sarà vietata ogni forma di diffusione, visione e riproduzione.
Qualora la sola idea di tali misure non fosse sufficiente ex se a far rabbrividire il mondo, ancor più raccapriccianti sono le sanzioni comminate in danno dei disobbedienti.
Le sanzioni.
L’articolo 27 della legge prevede condanne da cinque a quindici anni di lavori forzati per il solo possesso di copie dei materiali vietati, mentre è punito con l’ergastolo (sempre ai lavori forzati) chi importa e distribuisce i suddetti materiali.
Ancora, è prevista (ed applicata già in diverse occasioni) la pena di morte per chiunque abbia interagito a vario titolo con grandi quantità di materiale vietato.
Le autorità nordcoreane hanno anche vietato l’uso di accenti o stili di canto sudcoreani, punendo tali condotte con massimo due anni di lavori forzati.
Quanti byte pesa una vita?
In un regime in cui i sudditi (perché di consociati, forse, non si può parlare in questi casi) patiscono qualsiasi filtro preventivo in termini di connettività verso l’esterno e di totale chiusura, l’unico modo per diffondere i materiali proibiti è ricorrere alle dinamiche off-line.
È per questo che la quasi totalità dei contenuti vietati che circola in Corea del Nord è contenuto in hard-disk e pen-drive USB spesso e volentieri protetti da crittografia subdola tanto quanto le politiche proibizioniste che esse fronteggiano.
Nel tentativo di scongiurare che l’autorità possa rinvenire i materiali vietati sui propri dispositivi, infatti, molti cittadini hanno deciso di proteggere i propri hardware con sistemi di crittografia che distruggono il contenuto a seguito anche di un solo inserimento errato della password.
A conferma della gravità della situazione, è notizia recentissima quella diramata da RFA secondo cui un cittadino sarebbe stato condannato a morte per aver importato e distribuito copie della serie tv Netflix “Squid game”, mentre gli studenti a cui ha fornito le copie del programma ed i loro insegnati rischierebbero l’esilio od i lavori forzati.
Antonio Allocca.