I furbetti dell’ESTA
Sono, in media, un milione i cittadini italiani che, ogni anno, visitano gli USA per turismo e per farlo hanno bisogno di procurarsi l’ESTA, un’autorizzazione al viaggio che sostituisce il tradizionale visto, non necessario per soggiorni turistici, lunghi meno di tre mesi.
L’autorizzazione può essere richiesta online attraverso una piattaforma gestita direttamente dal governo statunitense, piattaforma, per la verità, molto ben fatta, straordinariamente facile da usare e accessibile anche in Italiano.
Il costo del servizio è di 14 dollari, i tempi medi di rilascio dell’autorizzazione sono di 24 ore, quelli massima di risposta – che sia positiva o negativa – di 72 ore, le domande cui occorre rispondere in sede di compilazione decisamente elementari.
Esistono però alcuni siti internet – molti dei quali indicizzati persino meglio di quello del Governo statunitense – che propongono ai viaggiatori italiani di assisterli nella presentazione della domanda e nell’ottenimento dell’autorizzazione, omettendo quasi del tutto di ricordare che la stessa autorizzazione può essere richiesta direttamente sul sito del Governo e/o facendo apparire il loro servizio la strada più facile, sicura e immediata per ottenere l’autorizzazione.
I servizi in questione sono offerti a tariffe fino a 5 volte maggiori rispetto al costo dell’autorizzazione sul sito del Governo USA.
Un esempio è l’italianissimo – ma solo nel nome a dominio perché la società titolare del dominio è, in realtà, la Icron Services ltd con sede a Nicosia sull’isola di Cipro – esta.it che accoglie i viaggiatori che abbiano digitato su Google “ESTA” con un pulsante “richiedi adesso un’ESTA”, cliccando sul quale si viene immediatamente reindirizzati su un modulo da completare con i dati necessari all’ottenimento dell’autorizzazione sostanzialmente identico a quello proposto dal corrispondente servizio del Governo americano.
Per ottenere l’autorizzazione attraverso esta.it servono 74 dollari contro i 14 effettivamente necessari se si compila e inoltra la stessa domanda attraverso il sito del governo.
Ecco come la Icron Services presenta i suoi servizi a chi – presumibilmente pochi – resistesse alla tentazione di cliccare immediatamente sul pulsante che campeggia in home page per richiedere l’ESTA: “il 15-20% dei viaggiatori commette ancora semplici errori nella compilazione del modulo online, più del 50% non sa cosa fare dopo aver completato il processo di richiesta dell’autorizzazione, oltre il 30% non sono certi di come rispondere ad alcuni quesiti e centinaia di domande ci arrivano ogni giorno, sia sulla chat che attraverso la posta elettronica, da parte di clienti che necessitano di immediati riscontri e chiarimenti sui requisiti di ammissibilità nell’ambito del programma “Viaggio senza Visto” (Visa Waiver Program). Abbiamo un team internazionale di esperti che revisiona in dettaglio ogni istanza e risponde ai vostri quesiti. Per i viaggiatori in ansia al pensiero di compilare da sé la domanda per ottenere l’autorizzazione ESTA, rendiamo il processo semplice e privo di preoccupazioni. Noi crediamo di fornire un prezioso servizio nel ridurre i tempi di ricerca, di azzerare gli errori durante la compilazione, e di fornire un immediato controllo e riscontro. Come degli “assistenti personali”, siamo i tuoi compagni di viaggio ESTA, prima, durante e dopo il processo di richiesta dell’autorizzazione.”.
Specie se non si ha idea dell’esistenza di un sito istituzionale per la richiesta della stessa autorizzazione e del fatto che il sito del Governo consente l’inoltro della domanda davvero “a prova di analfabeta linguistico e digitale” è difficile resistere alla tentazione di affidarsi ai servizi della società.
Certo se si scorresse tutto il sito e si arrivasse giù fino nel footer sarebbe possibile leggere – a condizione di avere buona vista – che “ESTA.IT è una società privata e non è affiliata a nessuna agenzia governativa. Assistiamo i viaggiatori stranieri che necessitano di documentazione adeguata per entrare negli Stati Uniti. Le nostre imposte di servizio ammontano a 74 Dollari. Prezzo in euro e tra 54-70 euro al Secondo del cambio Dollaro della Vostra carta di credito. Questo prezzo comprende tutte le imposte governative di compilazione. Puoi scegliere di utilizzare i nostri servizi o visitare i siti Internet del Dipartimento di Stato e della Homeland Security e inoltrare la tua richiesta di viaggio negli Stati Uniti ad un costo inferiore.”.
Ma quanti delle centinaia di migliaia di visitatori che ogni anno approdano sulle pagine di esta.it per chiedere un’autorizzazione si spingono davvero sin qui sotto senza cliccare prima sul pulsante “richiedi l’ESTA adesso”?
Un milione di italiani all’anno in partenza per gli USA, 60 dollari in più per ogni richiesta di autorizzazione inviata attraverso i propri servizi, anche ipotizzando che solo il 20% degli italiani in partenza per gli USA cada nella sua rete, la società battente bandiera cipriota potrebbe guadagnare 12 milioni di euro all’anno sostanzialmente giocando sulla mancanza di conoscenza del fenomeno da parte degli italiani.
E esta.it è in buona compagnia perché nello stesso business operano almeno una decina di altri operatori.
Ma l’attività di esta.it non è solo poco etica. Sembra anche – e verrebbe da dire soprattutto – illecita sotto diversi profili.
Innanzitutto – anche se a dirlo toccherà all’Autorità Garante della concorrenza e del mercato – la pratica commerciale della società cipriota sembra ingannevole e scorretta ai sensi del Codice del Consumo.
Basta leggere l’articolo 21 per convincersene: “E’ considerata ingannevole una pratica commerciale che contiene informazioni non rispondenti al vero o, seppure di fatto corretta, in qualsiasi modo, anche nella sua presentazione complessiva…lo induce o è idonea a indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso”.
E poi – ed è forse l’aspetto più grave – la società cipriota raccoglie una quantità straordinaria di dati personali di cittadini italiani in partenza per gli USA senza dare alcuna reale informativa conforme alla nuova disciplina in materia di privacy.
Basti dire che navigando sul sito è pressoché impossibile identificare il nome della società titolare del trattamento e che per evincerlo – ammesso che sia effettivamente così – non ci si può che affidare alla società che ha registrato il nome a dominio.
E’ auspicabile e urgente un intervento dell’Autorità Garante per la concorrenza ed il mercato e del Garante per la protezione dei dati personali dalla parte di cittadini e consumatori perché iniziative come quella dei “furbetti dell’ESTA” non fanno bene al mercato e, prima ancora, non fanno bene alla fiducia della quale, specie in Italia, c’è un gran bisogno in relazione ai servizi online.
Nota di trasparenza: l’idea di questo articolo nasce da questa bell’inchiesta della francese Numerama
Articolo originariamente pubblicato su Repubblica.it